Augusto Frassineti. Biografia fotografica

La famiglia

Augusto Frassineti nasce a Faenza in 30 dicembre 1911, La sua è una famiglia abbiente: posseggono ville e terreni in Romagna e una grande casa a Bologna. Augusto è il più giovane di sette fratelli, tre dei quali, Enrico, Mario e Laura, saranno avviati alla vita ecclesiastica. Altri tre, Pietro, Gigi e Cesare, alla medicina. L’educazione è improntata a una rigida osservanza religiosa, nella quale profonde il suo impegno soprattutto la madre Giuseppina Ceroni, autrice di Mamme felici, un trattato sull’educazione dei figli e la gestione della vita familiare. Il padre, Domenico, era amico di Pellegrino Artusi, che soleva invitarlo ad assaggiare le nuove ricette.

Gli studi

Augusto studia a Parma e a Bologna.  A Parma, alle soglie della licenza liceale, ha per maestro Ferdinando Bernini (1891 – 1954), insigne latinista (e, dopo le elezioni del 2 giugno 1946, deputato all’Assemblea Costituente).  Nel 1932, quando non si è ancora laureato, fa il servizio di leva presso il 10° Reggimento di Artiglieria Pesante di stanza a Trieste. A Bologna si iscrive alla facoltà di Filosofia, ma le lezioni che più l’appassionavano erano quelle di storia dell’arte di Roberto Longhi. Diventa amico di Attilio Bertolucci, Francesco Arcangeli, Cesare Gnudi, Giorgio Bassani, Nino Rinaldi, Franco Giovannelli.  Si lega ad  Enrichetta Giorgi, studentessa di Lettere. Si laurea, già ventisettenne.

L’insegnamento

Riceve l’incarico per l’anno 1938/39 presso l’istituto Magistrale Superiore di Forlimpoli (Forlì) come docente di storia e filosofia. Una foto lo ritrae mentre  declama ai suoi allievi l’ode del Carducci Alla chiesa di Polenta (una piccola di località in Romagna) proprio davanti all’edificio, dove s’intravvede anche un busto del poeta. Nella stessa scuola insegna anche Enrichetta. Si sarebbero sposati, per restare insieme tutta la vita, quando Augusto era già sotto le armi. In viaggio di nozze andarono in Campigna, stazione forestale e climatica dell’appennino romagnolo, dove i Frassineti possedevano appezzamenti boschivi.

L’Antifascismo

Augusto Frassineti fu chiamato alle armi nel 1940, tenente d’artiglieria a Rovigo. Con Enrichetta avevano deciso che, se fosse scoppiata la guerra, si sarebbero immediatamente sposati. La guerra fu dichiarata il 10 giugno 1940, e loro si sposarono il 10 agosto. Durante un congedo Augusto entrò in contatto con  una cellula di Giustizia e Libertà nella quale giovani antifascisti, guidati da Carlo Ludovico Ragghianti, svolgevano attività di propaganda clandestina. La collaborazione con Ragghianti durò un tempo limitato per la brevità del congedo, ma fu il primo passo nella scelta antifascista.

La guerra

Nel 1941 Augusto fu trasferito alla scuola di artiglieria di Nettuno. Nel 1942 da Nettuno a Taranto. Il 23 giugno nasce il figlio Mimmo. Da Taranto Augusto è inviato a Licata, ufficiale in seconda della batteria contraerea posta a difesa della città, dove il 10 luglio 1943 si sarebbe svolto lo sbarco alleato. Cannoni e mitragliatrici erano collocati su un treno armato, lungo il molo che si protendeva per 200 metri, facile bersaglio. Più volte Frassineti ha ironizzato sulla larga approssimazione della mira di quei pezzi d’artiglieria, che tuttavia riuscirono a fronteggiare con successo diversi attacchi aerei, salvando Licata dalle bombe.

La prigionia

Dopo lo sbarco Frassineti fu fatto prigioniero, insieme ad altri ufficiali italiani, e imbarcato per Biserta, in Tunisia, quindi trasferito in treno a Tindja su carri bestiame della ferrovia francese. In Tunisia, Algeria e Marocco visse in campi di concentramento. “Solo per poco tempo Frassineti aveva potuto collaborare con Ragghianti, ma in Africa comprese la necessità di portare avanti quell’azione di informazione e di educazione politica tra gli ufficiali e i soldati come lui prigionieri che più o meno rassegnati e indifferenti al mutamento che nel volgere di poche ore, e a loro insaputa, da nemici ne aveva fatto degli amici dell’esercito alleato”. (Marcella Rinaldi, Profilo del giovane Augusto Frassineti in uniforme, Galleria, Roma, 1992). Nell’ottobre 1943 è a Orano, in Algeria, nel campo 127.  Traduce la Ode on a Grecian Urn,di John Keats. L’Ode sopra un’urna greca sarà pubblicata su Botteghe Oscure, n. IV, Roma, dicembre 1949 e, in edizione numerata, nei Quaderni di Marsia, Roma, 1959.

Il discorso agli ufficiali

Frassineti è trasferito in Marocco, a Casablanca, dove Il 9 novembre, nel Campo 101/4 tiene un Discorso agli ufficiali, (pubblicato in Galleria, Roma, 1992). Per la denutrizione si ammala di una infiltrazione polmonare, i cui postumi lo segneranno per la vita,  ed è ricoverato in ospedale. E’ trasferito in Francia dove gode di una relativamente maggiore libertà e le sue condizioni migliorano al punto che, sul finire della guerra, partecipa attivamente alla Resistenza, collaborando con le truppe degli Alleati. Nel giugno 1945, dà vita a un giornale, Italia, rivolto agli prigionieri italiani, nel quale escono due numeri.

Il governo Parri

Frassineti tornò a casa nel luglio del ’45. Su un quaderno aveva annotato i nomi di molti prigionieri italiani, per informare le famiglie che erano vivi e in procinto di rientrare. In virtù dell’attività svolta durante la prigionia  il Ministro Lussu gli affida la direzione del Servizio Reduci dell’appena costituito Ministero dell’Assistenza Postbellica. Istituito dal governo Parri il 21 giugno 1945 coordinava il rimpatrio dei profughi, degli internati e dei prigionieri italiani, si occupava del reinserimento lavorativo dei reduci di guerra, forniva assistenza sociale e sanitaria. Fu soppresso dal governo De Gasperi II il 14 febbraio 1947.

Misteri dei Ministeri

Frassineti fu trasferito al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e retrocesso a un ruolo inferiore. il suo primo libro, Misteri dei Ministeri, uscì nella “Collana  clandestina” di Guanda – Parma, 1952, mirato alla rivelazione dell’irrazionalità crudele che sottende ai meccanismi della burocrazia. Pubblica, nello stesso anno, Assunzione obbligatoria al lavoro degli invalidi di guerra, che raccoglie su tale argomento le leggi e i regolamenti attuativi – Giuffrè, Milano 1952.  Frassineti si lega alla rivista letteraria «Il Caffè» di Giambattista Vicari (1952-1977). e stringe rapporti di amicizia e stima con molti intellettuali di punta di quell’epoca, come Ennio Flaiano, Mario Soldati, Pier Paolo Pasolini, Luigi Malerba, Mino MaccariGianni CelatiItalo Calvino Guido Calogero, Ignazio Silone, Ernesto Rossi, Aldo Capitini. La sua era una sinistra laica e operosa, convintamente pedagogica.

Il Movimento di Collaborazione Civica

“Fu tra i fondatori del Movimento di Collaborazione Civica che a Roma, nel disastro del dopoguerra, organizzò centinaia di giovani volontari che si mossero tra i casermoni e le baracche delle periferie a occuparsi di scuola, salute e tempo libero dei bambini e degli adolescenti. Furono in tanti ad attraversare quell’esperienza, animata da due personaggi d’eccezione, Cecrope Barilli e Ebe Flamini.” (Dalla introduzione di Goffredo Fofi alla Storia del Movimento di Collaborazione Civica, di Augusto Frassineti, Edizioni dell’Asino, Roma, 2014).

La narrativa

Pantaflex, racconto per la radio, fu pubblicato su “Paragone” nel 1954. Misteri dei Ministeri uscì in redazione accresciuta  nel 1959  col titolo di Misteri dei Ministeri e altri misteri, Longanesi, Milano, con una ristampa nel 1964. (La edizione definitiva, ulteriormente accresciuta, uscì nel 1973 presso Einaudi con nota in sovraccoperta di Italo Calvino, che definisce l’autore un “satirico senza illusioni”, nella tradizione che da Aristofane arriva a Swift e a Ionesco. Nel 2004 Misteri dei Ministeri e altri Misteri è ristampato dalla casa editrice romana Kami. Einaudi si appresta a ripubblicarlo, a cura di Paolo Mauri e Andrea Gialloreto, nel 2021).

Misteri dei Ministeri è l’unico romanzo di Frassineti. Le altre opere di narrativa saranno di racconti, anche se tale definizione non appare sempre appropriata.

L’unghia dell’asino, con dedica a Ferdinando Bernini – Garzanti, Milano 1961.

Un Capitano a riposo – Feltrinelli, Milano, 1963.

Tre bestemmie uguali e distinte – Feltrinelli, Milano, 1969.

Lo spirito delle leggi, apparso postumo, nel 1989, per le edizioni Il Mulino di Bologna, poi tradotto in tedesco, Der Geist der Gesetze – Renner, Monaco 1990.

Il teatro

Numerosi i testi teatrali, tutti andati in scena, ma alcuni mai pubblicati. Isabella comica gelosa, scritta nel 1955, con Giuseppe Dessì, inedito.

Pianto Greco, scritto con Franco Parenti, fine anni ’50. Inedito

Un’istanza, una vita, scritto con Franco Parenti, fine anni ’50. Inedito

Gli arcangeli non giocano a flipper, di Dario Fo e Franca Rame. Pièce  ispirata ad alcuni brani di Misteri dei Ministeri, rappresentata a Milano nel novembre 1959

La farsa dei tre gobbi, da un canovaccio della Commedia dell’Arte, rappresentata a Perugia dalla “Compagnia del Teatro in Piazza”, con Antonio Salinas ed Magda Mercatali, in luglio e agosto 1963. Inedita.

Arlecchino servitore di due padroni, testo pure ispirato alla Commedia dell’Arte, primi anni ’60. Inedito. Quella per la Commedia dell’Arte fu una passione alimentata dall’amicizia con il regista e storico teatrale Vito Pandolfi.

Un teatro per l’Italia depressa, primi anni ’60, inedito.

Potentissima signora un recital poetico e musicale per l’attrice Laura Betti. Con testi di vari autori, fra i quali a PasoliniMoraviaCarlo LeviFurio Colombo, Rodolfo Wilcock, Enzo Siciliano, Goffredo Parise – Longanesi, Milano, 1965.

Il tubo e il cubo – Einaudi, Torino, 1966

Teo, o L’acceleratore della storia. Ipotesi fantastiche ma probabili sui fasti e nefasti della cibernetica nella civiltà di massa, scritto nel 1966 con Giorgio Manganelli, trasmesso in radio dalla RAI il 18 aprile 1967.

Innamorati in trappola, 1968, inedito

Tre bestemmie uguali e distinte, magari quattro, 1969, andato in scena a Roma nel maggio 1970 al Teatro Sangenesio del Gruppo Teatro T. In via di pubblicazione nel 2021 presso la Casa Editrice Italo Svevo – Trieste.

La poesia

Due le raccolte di versi

Vita! Vita! Vita!: un poema con grafica e disegni di Gastone Novelli – Edizioni Alfa, Bologna, 1966

Tutto Sommato, con prefazione di Giuliano Gramigna, che raccoglie versi composti dal 1959 al 1983, Scheiwiller, Milano, 1983

Le traduzioni

Dopo il 1973 Frassineti si dedica al tradurre.

Gargantua e Pantagruele, versione integrale dell’opera di Rabelais – Sansoni, Firenze, 1980. Premio Monselice 1981 per la migliore traduzione letteraria. Ristampa in tre volumi con testo a fronte – B.U.R., Rizzoli, Milano 1984. Ristampa in cinque volumi illustrati da cinque diversi artisti – Gorilla Sapiens Edizioni, Roma 2017-2018.

Il libretto per l’opera lirica Gargantua di Azio Corghi – Suvini Zerboni, Milano 1984.  La prima andò in scena al Teatro Regio di Torino il 2 maggio 1984

Pantagruelina, traduzione dell’omonima prognosticazione rabelaisiana, Carte Segrete, Roma 1980

Il Romanzo dei comici di campagna, traduzione del Roman Comique di Paul Scarron, premio Mondello 1983 – Sansoni, Firenze, 1982

Il Nipote di Rameau, traduzione di Le Neveu de Rameau di Denis Diderot – Einaudi, Torino 1984 e ristampato da Quodlibet, Macerata 2010

L’Arte di fare fortuna, traduzione di Le Moyen de parvenir di Beroalde De Verville, rimasta incompiuta e condotta a termine da Barbara Piquè, Einaudi, Torino 1989.

Il giornalismo

Frassineti ha scritto su quotidiani e periodici, fra cui Il Caffè, La Ruota, Paragone, Botteghe Oscure, l’Europa Letteraria, Il Verri, Palatina, Mondo operaio, Italia socialista, Avanti!, l’Unità, La Nazione, Il Giorno, Il Messaggero, Corriere della Sera.

Il cinema

Frassineti ha collaborato a sceneggiature cinematografiche tra le quali

Le avventure di Mandrin, di Mario Soldati -1952

Lo Svitato, di Carlo Lizzani, con Dario Fo – 1956

Il Ladro di Bagdad, di Bruno Vailati – 1961

Italiani brava gente, di Giuseppe De Santis  – 1966

Andrea Doria  -74, di Bruno Vailati – 1970

Augusto Frassineti è morto a Roma il 31 marzo 1985

 

 

Franco Gentilini nel suo studio. Roma 1972

Franco Gentilini nel suo studio romano a via Margutta. L’artista indossa un pullover con camicia e cravatta, protetto da un grembiule macchiato dai colori. Eccezionalmente in una inquadratura, scattata da Jane Miracle che mi accompagnava, ci sono anch’io, con in mano una 6×6. Vedi anche le foto di Gentilini nel suo studio a via dei Coronari

 

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I bambini difendono il pianeta. Roma, settembre 2019

I bambini difendono il pianeta e scendono in piazza anche loro per Fridays for future. Sono gli allievi di quarta e quinta elementare della scuola primaria Baccarini accompagnati, dai loro insegnanti.

Ballano, sono scatenati e allegrissimi. Scandiscono gli slogan che loro stessi hanno creato: “Viva Greta!”, “Niente macchine!”, “Il nostro pianeta: Terra!” e “In un bosco/dammi retta/non ci sta/la sigaretta!”.

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In pose epiche al Colosseo. Roma, settembre 2019

Turisti  in pose epiche. E’ forse un antico frammento di architrave il piedistallo che turisti di ogni provenienza scelgono per la foto ricordo davanti al Colosseo. Di conseguenza c’è la fila per salire sul grosso blocco di travertino, dove assumere un atteggiamento teatrale, esagerato, che evochi l’eccezionalità del monumento simbolo di Roma

C’è la fila per salire sul grosso blocco di travertino dove assumere una posa esagerata, che evochi qualcosa di eccezionale,  come il monumento sullo sfondo. 

African Mothers. Uganda, settembre 2016

African Mothers è un reportage realizzato in Uganda nell’autunno del 2016, sul tema della maternità. I luoghi sono le strade e i negozi di una cittadina nel nord del paese sviluppatasi negli anni intorno al Lacor Hospital, un ospedale fondato dai missionari italiani nel secolo scorso, e l’ospedale stesso nei reparti Maternità e Pediatria.
Il tema ha un motivo. Infatti in Uganda l’età media supera di poco i 15 anni: è il secondo paese più giovane al mondo, dopo il Niger. Anche il suo tasso di natalità è tra i più alti al mondo, con quasi sette figli per donna. Da quando la medicina ha ridotto l’indice di mortalità, la popolazione cresce al ritmo del 3,3 per cento l’anno.

Il St. Mary’s Lacor Hospital nacque nel 1959 come dispensario per assistere gli abitanti di Lacor, un villaggio a 11 km da Gulu, nell’area più povera del paese. Un ambulatorio, con quaranta posti letto, dove le suore comboniane facevano da infermiere e levatrici.  Oggi il Lacor è una delle maggiori realtà sanitarie non profit dell’Africa equatoriale.
Diretto dal pediatra italiano Piero Corti e dalla chirurga canadese Lucille Teasdale – che qui si conobbero e si sposarono – ha attraversato mezzo secolo di guerre civili. Ha superato venti anni di terrore, scatenato da Joseph Kony. Il feroce leader del cosiddetto Esercito di resistenza del Signore, in nome di un fondamentalismo pseudo-cristiano, ha provocato fino al 2007 decine di migliaia di morti e due milioni di sfollati.
Il Lacor cura ogni anno 280.000 pazienti. È considerato un’isola d’eccellenza medica in una realtà che affonda le sue radici nella medicina tradizionale dei guaritori. L’amministrazione e gran parte del sostegno economico (grazie a donazioni private) sono italiani, mentre la dirigenza sanitaria e i 595 dipendenti sono ugandesi. Li affiancano volontari da tutto il mondo.
Ogni mattina lunghe file di mamme attendono il proprio turno: sono adolescenti o poco più. Con i figli tenuti per mano o assicurati abilmente sulla schiena, sfoggiano elaborate acconciature e si muovono con un portamento invidiabile.
Sono l’immagine di una maternità fiduciosa, impavida. Questo in una condizione d’indigenza anche estrema, che trova una speranza  nelle cure dispensate dal Lacor, a tariffe minime o gratuitamente. Tutte le foto sono state realizzate con il consenso dei soggetti e della direzione dell’ospedale.

Dal reportage è nata la mostra African Mothers, organizzata dalle Biblioteche di Roma che ha inaugurato, il 21 settembre 2017, la X edizione del Festival della Letteratura di Viaggio.

Nel catalogo, a cura di Galaad edizioni, una presentazione di Paolo Fallai e Antonio Politano e una nota introduttiva di Antonella Barina.

Salto a ostacoli allo Stadio dei Marmi. Roma, settembre 2019

Torneo internazionale di salto a ostacoli allo Stadio dei Marmi. Il Longines Global Champions Tour torna per il quinto anno consecutivo al Foro Italico, con le migliori amazzoni e i migliori cavalieri del panorama mondiale.

Corrado Balducci Teologo. Roma 1991

Mostra un manifesto degli Iron Maiden

Mons. Corrado Balducci teologo, demonologo e ufologo, nel suo studio in Vaticano. Balducci è autore di “Adoratori del diavolo”, un libro nel quale rivela e denuncia il satanismo nella musica rock, soprattutto attraverso l’analisi dei testi.

Giuseppe Bonaviri, Frosinone 1988

Lo scrittore e poeta Giuseppe Bonaviri, nella sua casa a Frosinone, in Ciociaria, dove esercita come medico cardiologo. Posa nelle fotografie con un nido in mano, accanto a una composizione di minerali, mostrando alcune rare edizioni. In esterno, sullo sfondo di un albero fiorito e del tronco di un pino.

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