African Mothers. Uganda, settembre 2016

African Mothers è un reportage realizzato in Uganda nell’autunno del 2016, sul tema della maternità. I luoghi sono le strade e i negozi di una cittadina nel nord del paese sviluppatasi negli anni intorno al Lacor Hospital, un ospedale fondato dai missionari italiani nel secolo scorso, e l’ospedale stesso nei reparti Maternità e Pediatria.
Il tema ha un motivo. Infatti in Uganda l’età media supera di poco i 15 anni: è il secondo paese più giovane al mondo, dopo il Niger. Anche il suo tasso di natalità è tra i più alti al mondo, con quasi sette figli per donna. Da quando la medicina ha ridotto l’indice di mortalità, la popolazione cresce al ritmo del 3,3 per cento l’anno.
Il St. Mary’s Lacor Hospital nacque nel 1959 come dispensario per assistere gli abitanti di Lacor, un villaggio a 11 km da Gulu, nell’area più povera del paese. Un ambulatorio, con quaranta posti letto, dove le suore comboniane facevano da infermiere e levatrici.  Oggi il Lacor è una delle maggiori realtà sanitarie non profit dell’Africa equatoriale.
Diretto dal pediatra italiano Piero Corti e dalla chirurga canadese Lucille Teasdale – che qui si conobbero e si sposarono – ha attraversato mezzo secolo di guerre civili. Ha superato venti anni di terrore, scatenato da Joseph Kony. Il feroce leader del cosiddetto Esercito di resistenza del Signore, in nome di un fondamentalismo pseudo-cristiano, ha provocato fino al 2007 decine di migliaia di morti e due milioni di sfollati.
Il Lacor cura ogni anno 280.000 pazienti. È considerato un’isola d’eccellenza medica in una realtà che affonda le sue radici nella medicina tradizionale dei guaritori. L’amministrazione e gran parte del sostegno economico (grazie a donazioni private) sono italiani, mentre la dirigenza sanitaria e i 595 dipendenti sono ugandesi. Li affiancano volontari da tutto il mondo.
Ogni mattina lunghe file di mamme attendono il proprio turno: sono adolescenti o poco più. Con i figli tenuti per mano o assicurati abilmente sulla schiena, sfoggiano elaborate acconciature e si muovono con un portamento invidiabile.
Sono l’immagine di una maternità fiduciosa, impavida. Questo in una condizione d’indigenza anche estrema, che trova una speranza  nelle cure dispensate dal Lacor, a tariffe minime o gratuitamente. Tutte le foto sono state realizzate con il consenso dei soggetti e della direzione dell’ospedale.
Dal reportage è nata la mostra African Mothers, organizzata dalle Biblioteche di Roma che ha inaugurato, il 21 settembre 2017, la X edizione del Festival della Letteratura di Viaggio.
Nel catalogo, a cura di Galaad edizioni, una presentazione di Paolo Fallai e Antonio Politano e una nota introduttiva di Antonella Barina.
Mimmo Frassineti
Mimmo Frassineti vive a Roma. Ha studiato al Liceo Giulio Cesare, quindi all’Università La Sapienza laureandosi in Storia dell’arte moderna. I suoi primi lavori sono stati come scenografo, nel cinema e nella televisione, e come illustratore per alcune riviste. Si è poi dedicato, da free-lance, alla fotografia e al giornalismo, seguendo soprattutto la voglia di viaggiare. Nel 1970, al quotidiano "La Stampa", copre eventi di attualità politica, sociale e culturale. Nel 1971 entra nella agenzia Team, che lascia nel ’76 per fondare, con altri colleghi, l'A.G.F. che si afferma come agenzia fotogiornalistica nazionale. Nasce, nello stesso anno, La Repubblica, con cui Frassineti instaura un intenso rapporto di lavoro. Dal 1987 collabora con il Venerdì, realizzando reportages da Irak, Siria, Israele, Libano, Yemen, Turchia, Tunisia, Etiopia, Russia, Romania, Polonia, Bangladesh, Cina, Stati Uniti, e da quasi tutte le nazioni dell'Europa occidentale. Ma, fra i temi che ha più approfondito, c’è Roma, nei suoi molteplici aspetti. Pubblica anche su l’Espresso, Archeo e National Geographic e altri settimanali e quotidiani italiani e stranieri. Autore di mostre e libri fotografici, ha svolto attività didattiche e di promozione culturale nel campo della comunicazione visiva.

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